L'alpeggio delle mucche altoatesine

L'alpeggio delle mucche altoatesine

ALTO ADIGE: oasi dell’alpeggio

Dopo avervi parlato della monticazione e della figura del malgaro ora ci concentreremo sulla vera protagonista di questo lungo viaggio: la mucca. Ecco quindi come vivono e come vengono allevate le mucche in alpeggio.

L’Alto Adige è da sempre una delle regioni più adatte per la pratica dell’alpeggio e dell’allevamento del bestiame all’aria aperta. Ampi spazi, purezza dell’aria e dell’ambiente sono solo alcuni dei vantaggi che il suolo altoatesino offre agli animali da pascolo. Val Senales, Val Venosta, Valle Isarco sono alcuni dei luoghi dove si possono incontrare i pastori con le proprie mandrie. Un viaggio non sempre facile, dovendo raggiungere anche posti impervi collocati sopra i 2500 metri d'altitudine. Il cammino ha inizio con la monticazione, quando il primo caldo si fa sentire negli allevamenti di pianura. Durante l’ascesa verso quote più fresche, il pastore e le sue mucche attraversano varie fasi dell’alpeggio che si identificano con il pascolo, dove gli animali possono godere di distese erbose per nutrirsi, e le varie strutture poste a diversa altezza sulla stessa montagna come malghe e rifugi. Il più comune degli alpeggi è quello dei bovini che occupano prevalentemente i pascoli alpini e prealpini. Le mucche amano le zone di montagna, dove hanno tutto lo spazio necessario per pascolare in libertà: ogni bovino ha infatti bisogno di minimo 1,5/2 ettari a testa e sui prati delle valli altoatesine gli vengono garantiti in abbondanza! Durante l’intera estate, su questi prati trovano anche il cibo necessario per garantire un’alimentazione sana composta solamente da quello che cresce dalle terre fertili di alta montagna. A differenza di quello che accade negli allevamenti intensivi, in montagna gli animali vengono allevati in tutta tranquillità e senza lo stress della produttività. I contadini altoatesini infatti non chiedono mai alle loro mucche di produrre più latte del necessario e praticamente „fanno quello che possono fare”, senza ricevere mangimi speciali per aumentare la produzione del latte: al primo posto viene infatti il benessere dell’animale, rispettandone limiti e capacità produttive ma garantendo così un latte fresco di prima qualità.

Ad ognuna il proprio alpeggio

Giovani, un po’ più anziane o appena nate: ognuna è diversa dall’altra e soprattutto in alta quota hanno necessità diverse tra loro. Proprio per questo motivo vengono suddivise in piccoli gruppi, così da garantire il miglior tipo di alpeggio ad ognuna. Il percorso della mandria si sviluppa quindi in diverse direzioni. La prima tappa sono i "casolari", ovvero delle stalle con poco pascolo poste dai 700 ai 1000 metri d’altitudine. Dopo qualche giorno di riposo, si prosegue con la salita verso le malghe di bassa quota, poste tra i 900 e i 1300 metri con un pascolo sufficiente a contenere tutta la mandria. A questo punto, avviene la suddivisione del gruppo. Gli esemplari giovani e adulti, fisicamente più forti e agili, vengono fatti salire ancora fino alle malghe di alta quota (1400 – 1900 m) e alle baite (in genere oltre i 1900 - 2000 metri), mentre le mucche più anziane rimangono a quote più basse. Una volta trovato il proprio punto di riferimento, gli animali con il malgaro e i suoi aiutanti, rimarranno a pascolare e a godersi il fresco della montagna durante tutta l’estate. Durante la stagione verranno coccolate, controllate e mantenute secondo gli standard sanitari d’allevamento adeguati, nel rispetto dell’animale che, in cambio, ci donerà il latte con cui verranno prodotti formaggio e altre specialità caseari.

Perché come dice il famoso detto: “in montagna il gusto ci guadagna!”

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